Verso il Museo della Ginnastica "Bruno Grandi" - Comune di Forlì (FC)

Verso il Museo della Ginnastica "Bruno Grandi" - Comune di Forlì (FC)

Verso il Museo della Ginnastica "Bruno Grandi"

"Il Museo della Ginnastica che il nostro Comune intende intitolare a Bruno Grandi ha un compito culturale che è anche quello di ricordare che lo Sport è un insostituibile strumento pedagogico. La visione dello sport come esperienza educativa nasce nei college anglosassoni del XIX secolo, gestiti da religiosi. Ed anche nell’antica Grecia, nelle Olimpiadi si affermava l’identità, la cultura di quei popoli. Invece oggi ci si è dimenticati di queste dimensioni profonde e si sta riducendolo lo Sport all’unica aspirazione di battere gli altri, di vincere. Lo sport ha conosciuto una parabola discendente in questo senso. Una parabola che è significativa dell’incertezza in cui versa il mondo moderno. Per riaccompagnare lo Sport al posto che, nei secoli, si è conquistato, è indispensabile riaccompagnare l'uomo a scoprire cosa desidera realmente: e ciò che desidera non è di certo solo il centesimo di secondo in pista. L’eredità più preziosa di Bruno Grandi è di aver riconosciuto allo Sport una dignità culturale altissima, tale da renderlo protagonista a pieno titolo della costruzione della società."

Valerio Melandri

 

Manifesto del Museo Nazionale della Ginnastica “Bruno Grandi”

1. Bruno Grandi ha delineato, tramite le sue idee ed opere, la figura del ginnasta come paradigma di umanità, al pari dei più grandi interpreti della cultura italiana.

2. La cultura è l’espressione della tensione che abita in ogni cuore umano, che prende forma attraverso una molteplicità di linguaggi. Il ginnasta utilizza quello del corpo per scoprire valori fondamentali quali bellezza, lavoro, gioco, libertà, lealtà, giustizia, … .

3. Il motto di Grandi “La Ginnastica per tutti” costituisce la direttrice fondamentale del Museo e ne individua lo scopo primario: opera di educazione alla corporeità.

4. A tutti, ma in particolare ai giovani, il Museo propone le figure più significative di ginnasti italiani con cui confrontarsi in libertà. Un paragone che, scevro da ogni mitizzazione, persegue lo scopo di far emergere nel visitatore le medesime dimensioni umane acquisite dai campioni attraverso l’esperienza di prestazioni sportive eccezionali.

5. È nel riconoscimento di essere costituiti delle medesime dimensioni della persona che si deve realizzare da parte del visitatore la verifica del percorso proposto, che si può condensare nella domanda: “Cosa unisce me all’esperienza del grande ginnasta?”.

 

Articolo "Bruno Grandi, un italiano di cultura"

Come ormai è noto, il Museo Nazionale della Ginnastica che si realizzerà a Forlì è stato intitolato a Bruno Grandi: un riconoscimento dovuto al più longevo Presidente della Federazione Internazionale di Ginnastica, il dirigente sportivo al più alto livello mondiale mai espresso dall’Italia. La lettura di “Dedicato al ginnasta - Venti anni alla ricerca di una nuova identità”, il libro (ancora inedito) scritto da Grandi stesso per ricostruire il suo operato svolto nel Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ci rivela la caratura umana a tutto tondo che costituisce il background delle visioni e competenze che tutti gli riconoscono. La commozione con cui Fabrizia, sua figlia, ci ha consegnato il volume - in formato digitale ed ancora non totalmente rivisto per la pubblicazione - ci ha indotto a non arrestarci davanti alla presenza degli elementi tecnici ostici per i non addetti ai lavori; ma piuttosto cercare di comprendere le ragioni che li sottendono. Una fatica da cui si è ricompensati con gli interessi. Fin dal titolo, “Dedicato al ginnasta”, si desume la direzione verso cui ha orientato la bussola della vita: non valori astratti né ideali retorici bensì persone, concrete, vive.


Che siano bambini piccolissimi o campioni affermati, lo sguardo di Grandi è sempre carico di stima, attenzione, rispetto, perfino tenerezza verso chi esprime, a qualsiasi livello, la scintilla della passione. È questo il senso dello slogan “Ginnastica per Tutti”, che non ti aspetteresti da chi ha percorso solo parabole di eccellenza. Prima come atleta, poi allenatore, infine dirigente. E politico, nel senso più nobile del termine. Un “Tutti” che non ha nulla a che vedere con la posizione di chi, per l’incapacità di stare a viso aperto davanti alle aspirazioni dei giovani, si fa paladino di una “democrazia educativa” che alla fine si concretizza in un sistematico abbassamento delle richieste. “Tutti” per Grandi vuol dire “Ciascuno”, a cui sente il dovere di dare il massimo in prima persona, ma anche di chiedere tutto l’impegno di cui si è capaci. É la condizione della scoperta di sé, della soddisfazione possibile anche quando i risultati non arrivano. Niente scuse in questo caso, niente recriminazioni: il ginnasta prosegua la sua strada.


Il Presidente non fa sconti al giudice scorretto e scaglia fulmini sulle interpretazioni faziose! Peggio ancora sui regolamenti costruiti ad arte per essere aggirati. La sua carriera, costruita su competenze tecniche indiscutibili, si è avvalsa anche di un fiuto da detective per scovare gli intrallazzi. Sempre proteso però ad andare oltre la denuncia e non rimanere impantanato nelle beghe giudiziarie. Ogni problema diventava occasione per proporre riforme lungimiranti e prendere in esame tecnologie innovative, purché utili a pervenire a giudizi meno arbitrari. Senza mai dimenticare il DNA di una disciplina, la Ginnastica, che essendo anche Artistica, non può, anzi non deve essere ricondotta ad algoritmi matematici. Il Ginna- sta per Grandi incarna l’eterna tensione tra infinito e limite: è la figura che per lui costituisce il paradigma della vicenda umana. Per questo gli ha dedicato il suo librotestamento, ma ancor di più gli ha offerto gli ultimi anni della sua vita di indomito dirigente: “Venti anni alla ricerca di una nuova identità”. Alla luce della visione che lo ha animato, non è per nulla esagerato affermare che la figura di Grandi si colloca nell’alveo più profondo della cultura italiana nel momento in cui assegna al ginnasta, al campione sportivo pari dignità rispetto ai geni dei linguaggi con cui si esprime la civiltà: parola, musica, disegno, matematica, fisica, … .


Anche il ginnasta è un genio e lo strumento del suo linguaggio è il più antico ed originale: il corpo. L’intuizione di Grandi è riconoscere alla corporeità la dignità del metodo educativo proprio della nostra tradizione: la capacità da parte dei grandi di contagiare i giovani, entrare in empatia con loro, accenderne il cuore, avviarli alla scoperta della loro umanità. È chiaro che questo non accade automaticamente. È necessaria la presenza di “mediatori”: gli insegnanti, gli educatori, e quindi anche gli allenatori, hanno esattamente questo compito, purtroppo oggi spesso tradito, sostituito dal meccanico “travaso” di conoscenze, competenze, buone pratiche, “istruzioni per l’uso”… . Tutte ottime cose, che però, senza una spinta vitale, un innesco incendiario, si svuotano, perdono mordente. E quindi, soprattutto per i giovani, non costituiscono attrattiva, non muovono ad una risposta personale. L’atleta quindi è davvero un campione se incarna una indomabile tensione alla bellezza, per perseguire la quale si impegna con la sua libertà, si mette al seguito di maestri che propongono un lavoro rigoroso e disciplinato, che dà senso alla fatica, proteso ad un riconoscimento improntato a giustizia. Questa, seppure appena abbozzata, è la traiettoria dell’educazione, la tensione a realizzare la propria umanità. E se affiancare Ada Negri, Giuseppe Verdi, Michelangelo Buonarroti, Enrico Fermi, … , a Franco Menichelli, Igor Cassina, Vanessa Ferrari, ecc., destabilizza la mentalità intellettualistica a cui siamo abituati, potremmo scoprirci più realisti mettendo da parte i pregiudizi e aprendo gli occhi su quali personaggi hanno maggiore appeal sui giovani. Magari non Menichelli, Cassina o Ferrari, come numero, in quanto rappresentanti di uno sport non popolarissimo., ma certamente persone che comunicano, si esprimono attraverso il linguaggio del corpo.


A Grandi dunque il merito di avere aperto ai campioni dello sport le porte della Cultura con la “C” maiuscola, consentendoci così anche di iniziare un’opera di discernimento. Perché, come il mondo della pittura è frequentato da tanti imbrattatele oltre che dai Michelangelo, analogamente lo sport pullula di personaggi di basso profilo, che in forza di qualche performance si atteggiano a fenomeni imperituri. Ed è bene che non vengano presi ad esempio dai giovani. Ci vogliono persone come Grandi per aiutare a capire chi vale la pena seguire davvero, ma è una eredità di cui essere tutti responsabili, soprattutto in un’epoca di grande dissesto e confusione come la nostra, in cui, per essere credibile, un Museo Nazionale della Ginnastica non può che essere concepito come uno strumento educativo-culturale attraverso cui coinvolgere il visitatore - soprattutto giovane - in un percorso attivo di confronto con l’esperienza - eccola l’altra parola-chiave! - di grandi campioni alla scoperta delle categorie di cui è costituita la propria umanità: bellezza, libertà, lavoro, fatica e giustizia. Tutt’altro rispetto ad una esaltazione del Mito della Ginnastica, da fruire in ammirata, ma alla fine passiva, venerazione. L’eredità di Grandi si condensa nelle parole che abbiamo citato, un vero e proprio manifesto del Museo della Ginnastica. La sfida che lancia, da indomito combattente, è di mantenerle vive come lo sono state per lui fino alla fine.


Alberto Fornari, 29 marzo 2022 - Coordinatore Museo Nazionale della Ginnastica incaricato dal Comitato Scientifico

 

 

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